Chi sei? Come sei fatto? Qual è la tua identità? Difficile avere chiaro cosa intende con questo concetto: vediamo come si definisce in Psicologia e da dove ha origine.
Dal latino identitas, etimologicamente la parola identità deriva da idem, che significa medesimo. Non di così facile definizione, spesso il concetto di identità viene confuso con quello di personalità, oltre ad essere un termine utilizzato in svariati ambiti. L’identità può essere infatti riferita ad un singolo individuo, ma anche a un gruppo di individui, così come a una comunità, a un popolo, a una nazione e così via.
A livello psicologico per identità si intende il senso di esistere nel mondo come essere unico, stabile, riconoscibile e distinguibile dalle altre persone, all’interno di una continuità e stabilità temporale.
Tale dimensione psicologica non è data alla nascita come dotazione biologica, ma si acquisisce nel tempo attraverso il percorso di sviluppo che da una condizione di completa fusionalità con la figura di accudimento principale evolve verso la conquista di un’individualità caratteristica e tipica del singolo individuo.
Ognuno di noi è infatti unico e si comporta, parla, pensa e agisce in modo singolare e specifico. L’identità è in questo senso ciò che ci consente di realizzarci, di diventare e rimanere noi stessi in relazione agli altri e in una determinata società e cultura.
La formazione dell’identità ha inizio nei primi anni di vita, quando la scoperta di un mondo esterno e diverso da sé si fa sempre più sistematica e comprensibile: si pensi alla prima volta in cui il bambino si riconosce allo specchio e riconosce nello stesso anche la mamma, dalla quale si sente a sua volta riconosciuto ed esprime tale scoperta con un grande sorriso!
Il percorso di sviluppo non è però per sua definizione lineare e privo di momenti di rottura, bensì esso è intriso di conflitti, crisi e tappe evolutive da dover affrontare e superare con non poca difficoltà. Da ciò ne deriva come anche il processo di costruzione dell’identità non sia così semplice e indolore.
Per giungere ad uno stato di integrazione e coesione, l’identità, nelle sue fasi embrionali dell’infanzia e dell’adolescenza, deve infatti passare da inevitabili momenti di messa in discussione, cambiamento, dubbio e frammentazione.
Se all’inizio sono fondamentali, per sostenere l’identità in crescita, le continue identificazioni con i propri genitori e la propria famiglia, al fine di interiorizzare norme e modelli di comportamento, durante il periodo scolastico e quello adolescenziale subentra invece il ruolo delle altre figure di riferimento: gli insegnanti, i coetanei, gli allenatori, i gruppi, i partner e molti altri.
Ciò comporta quindi un certo grado di “messa in crisi” dei vari ruoli identitari sperimentati fino ad allora in relazione a quelli scoperti in questa nuova fase di vita, tanto che l’adolescenza costituisce per definizione il periodo cruciale per la formazione di un’identità che possa essere il più possibile coesa ed integrata.
La confusione e la necessità, allo stesso tempo, di sentirsi qualcuno, avere un ruolo definito, degli ideali chiari, di percepirsi riconoscibile ma fare anche parte di un gruppo sociale omogeneo, rappresentano proprio le sensazioni più tipiche degli adolescenti alle prese con la ricerca e la costruzione della propria identità.
Questo comporta crisi, delusioni, sentimenti di inadeguatezza, comportamenti al limite, tentativi di affermazione, ma anche scoperte, novità, vittorie, sentimenti di soddisfazione e riuscita, elementi tipici della fase adolescenziale, che possono però perdurare in maniera stabile anche successivamente se non si riesce ad assolvere a questo importante compito di sviluppo che caratterizza questo specifico stadio evolutivo.
È quindi dalla sperimentazione di se stessi nel mondo attraverso la varietà di ruoli sociali assunti, situazioni esterne vissute e relazioni intraprese, che l’adolescente può acquisire la capacità di integrare i vari aspetti di sé individuati, giungendo ad una percezione di se stesso come individuo coeso nello spazio, continuo nel tempo, autore delle proprie azioni e generatore delle proprie emozioni, arrivando a percepire un’identità integrata nelle sue sfaccettature.
L’identità è quindi un costrutto che deriva da un processo complesso, che non si costruisce solo sulla base della domanda “chi sono io?”, ma anche sul chiedersi chi si è in
relazione agli altri e chi sono questi altri in relazione a noi stessi.
Può capitare che, nel corso della vita, eventi particolari, stressanti e/o traumatici, come nascite, lutti, incidenti, perdita del lavoro, interruzione di una relazione, trasferimenti, passaggi di età, cambiamenti nello stile di vita, ecc., possano comportare delle interruzioni nel proprio senso di avere un’identità coerente e coesa, ma l’esperienza di aver già nel passato superato questo momento di incertezza può aiutare nel ricongiungersi con uno stato di integrazione di sé, ri-conoscendosi nei propri aspetti identitari stabili di sempre o scoprendone di nuovi.
Ecco perché, tornando al significato etimologico del temine, avere un’identità significa percepire se stesso come sempre il medesimo nonostante la molteplicità degli aspetti che caratterizzano il proprio essere e il proprio agire nel mondo.
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